Museo della bambola

Via Magenta, 18

Un mondo di curiosità

Un percorso nella storia di altri tempi, a Suvereto, in via Magenta 18, si cela un piccolo gioiello, il Museo della Bambola, una collezione che, seppur contenuta nelle dimensioni, incanta ogni visitatore, non solo gli appassionati del settore.
Qui le bambole non sono semplici giocattoli, ma vere e proprie testimonianze di storia, arte e artigianato italiano, esposte in percorsi tematici pensati per informare e meravigliare. Si inizia un viaggio affascinante con le iconiche creazioni della Manifattura Lenci e la raffinata Linea Charlotte del pittore Augen, complete di accessori d'epoca che evocano atmosfere lontane.

Dal Pierrot dadaista alla Violetta di Verdi

La seconda sala contiene un'area centrale dedicata alle bambole legate al Carnevale. Qui il Pierrot si svela in mille sfaccettature, persino in una versione d'ispirazione dadaista, affiancato da una marionetta di Arlecchino e da un Pierrot, recuperato nel fango, che ha miracolosamente scampato all'alluvione di Firenze del 1966.
Mentre ai lati, pezzi di valore inestimabile: dalla coppia di bambole in biscotto nero a "La Cocotte" in legno con snodi, fino alle tenere bambole di cencio e al singolare bambolotto a tre facce.

Non mancano poi gli esemplari più "classici" dell'arte della bambola da collezione: di piccole e grandi dimensioni, con capelli veri, abiti impreziositi da pizzi e merletti, e persino alcuni affascinanti esemplari maschili.

Un capitolo a parte merita la sezione dedicata alla celebre Casa Lenci, la manifattura torinese di panno che, dal 1919, ha creato veri e propri capolavori d'artista, diventati un fenomeno commerciale oltreoceano negli anni '30 e '40.

Tra questi, spicca la bambola Violetta, un pezzo del 1921 ispirato alla protagonista dell'opera "La traviata" di Giuseppe Verdi, simbolo del Museo.

Dai "Bamboli Sardi" al boom degli Anni '50

I "Bamboli Sardi" sono una coppia di bambolotti in costume tradizionale della fine del XIX secolo, con teste in cartapesta dipinta e corpi in panno imbottito, che testimoniano l'artigianato e le tradizioni regionali.
Per ricollegarsi ai tempi passati, ma non così lontani, il Museo ha dedicato uno spazio alle bambole degli anni '50: esemplari in plastica rigida, con occhi mobili e quei curiosi meccanismi "parlanti" che hanno affascinato intere generazioni di bambini, che all’epoca le più grandi costavano 1750 lire.

Quando visitarlo

Dal 2020, anche il Museo della Bambola è gestito con professionalità dalla Società Parchi Val di Cornia, ed è visitabile sia su prenotazione che senza.

Per tutte le informazioni su orari, costi e prenotazioni, visitate il sito: https://www.parchivaldicornia.it/info-e-servizi/orari-e-tariffe/.